Per quanto riguarda l’AI, questo documento serenamente pubblico di Goldman Sachs ci dice che l'AI generativa potrebbe sostituire fino a un quarto della forza lavoro (certo, dice anche che come qualcuno perderà il posto, altri tipi di lavoro verranno creati).
Qui si parla un po’ più chiaramente di disoccupazione di massa. E si aggiunge: “Some new jobs may appear, but they will not last for long.” Trovo abbastanza divertente che chi sta sviluppando le AI dica che “potrebbero avere effetti distruttivi” ma continua serenamente col proprio lavoro.
Intendiamoci: nel mondo ci sono 32 conflitti in corso di vario tipo. Non penso che la perdita di 300 milioni di posti di lavoro potrà migliorare granché la situazione. Come è stato detto, lo sciopero della WGA non è importante di per sé (lo è per chi lavora nel settore creativo, ma non si va oltre), ma perchè è un primo segnale di protesta nei confronti di qualcosa di gigantesco che investirà tutti. Mi chiedo se qualcuno abbia pensato che aumentare i profitti quando nessuno - perso il lavoro - potrà comprare prodotti NON sia una grande idea.
Ciao, questa è la newsletter di Adriano Barone che esce a un orario più tardivo del solito perché aspettavo una news che speravo non arrivasse e invece sì: temo che i giochi a Hollywood (e quello che poteva rappresentare la lotta della WGA) siano già fatti. Il motivo è riassunto dall’immagine inserita sopra, quella del Directors Guild of America building a Los Angeles. Perché la notizia cruciale - secondo me - è che la DGA e l’AMPTP hanno raggiunto un accordo. O scendono in campo gli attori del SAG-AFTRA oppure direi che la partita è persa prima ancora di iniziare.
Se volete capire cosa è successo a Hollywood, come mai si è andati verso una versione sempre più concentrata dell’industry, tra fusioni e acquisizioni, qui un long-form molto esplicativo. Che ci fa capire come la mancanza di concorrenza e l’integrazione di produzione e distribuzione ci ha portati alla situazione in cui avremo più o meno tre (TRE) aziende che decidono di quali storie in audiovideo potremo fruire.
Anche capire che il meccanismo che si è innestato sullo streaming, uccidendo la via cavo (che era ciò che produceva soldi), ha generato una spirale verso il basso che pare inarrestabile.
Sarebbe anche carino prendere consapevolezza che l’algoritmo di Netflix non esiste.
Ma del resto, cos’è un film oggi? Se lo chiede Tarantino, che non ha risposte e dice che sicuramente produrrà ancora qualcosa (forse lavorerà in tv), ma col cinema ha - amaramente chiuso. E come non capirlo?
Dai, comunque ci sono internet e la creator economy, no? Puoi provare la strada dell’indie e crearti un percorso personale, al riparo dalle decisioni delle corporations…
…no.
I punti salienti dell’articolo linkato:
- Patreon, che si è assicurata una valutazione di 4 miliardi di dollari nel 2021, ha dichiarato al Financial Times che stava abbandonando i piani per introdurre pagamenti in criptovalute e aveva ritardato le precedenti ambizioni di una quotazione in borsa.
- Substack, il tanto pubblicizzato servizio di newsletter del valore di 650 milioni di dollari nel marzo 2021 (e che utilizzo per scrivere questa newsletter), ha dichiarato al FT di aver rinunciato ai piani a breve termine per raccogliere ulteriori capitali per sostenere l'attività.
- Twitch, il servizio di streaming di videogiochi di proprietà di Amazon, ha annunciato l'intenzione di ridurre i pagamenti degli abbonamenti per alcuni dei suoi più grandi streamer il prossimo anno.
- Secondo la società di ricerche di mercato Mintel, un terzo delle persone che utilizzano un abbonamento ai media a pagamento, inclusi i pagamenti ai creator, prevede di ridurre questa spesa nei prossimi sei mesi.
- Oh, e la corsa all’oro dei podcast si è già esaurita.
Voi direte: ma che newsletter è? Sto semplicemente mettendo in fila una serie di elementi che ci fanno capire come lavorare da professionisti nel campo creativo sembra sempre di più una possibilità remota, e sarà il primo segnale di qualcosa che accadrà in altri campi lavorativi: non molti spiragli per la “scelta professionale”, (aggiungiamo anche come postilla questo articolo relativo al fatto che gli scrittori sono gli unici che non guadagnano nulla dall’indotto del Salone del libro di Torino?) e l’approccio alternativo indie/DYI, come visto sopra, sta mostrando le sue falle.
Onestamente non andrei oltre. Come avevo già specificato, vorrei vedere come si evolverà lo sciopero almeno dopo la stessa durata di quello del 2007/2008, ma il nodo Ai lo vedo duro da sciogliere, nonostante le aziende che lo sviluppano abbiano dichiarato che lasceranno l’Europa se ci sarà una legge troppo restrittiva (dichiarazione ritratta due giorni dopo): la sostanza del discorso era questa:
- LEGISLATORE: “State sviluppando i vostri prodotti con un’ENORME furto di materiale col copyright. Pagate quanto dovuto”.
- SVILUPPATORI AI: “Ma quello che dobbiamo pagare è TANTISSIMO.”
- LEGISLATORE: “Beh, sì, avete rubato di tutto.”
- SVILUPPATORI AI: “Allora ce ne andiamo. Senza furto di proprietà intellettuali altrui, il nostro business non è redditizio.”
Forse bisogna considerare davvero come scelta professionale la strada della coltivazione diretta? Chissà.
Ci si sente prossimamente (non il prossimo weekend, che sono al MIFA).
Come dice Julian Simpson: Fuck. Send.
p.s. due piccoli bonus:
1) questo film dell’orrore di development (attenti, è un long form veramente long) dove dal nostro praticello italiano secondo noi “funziona tutto”.
2) la meraviglia del clima razzista che c’era nella writers room di Lost.