Buon anno del coniglio! (The best is over)
E così anche Cullen Bunn taglia un po’ di middle men e si crea il suo imprint di fumetti e romanzi. A differenza di Brian Keene non ha creato una casa editrice che di fatto pubblica solo le sue cose, ma è una strada simile.
Il mondo dell’entertainment è in fermento, non abbiamo mai visto tanti cambiamenti, e nel 2023 questi si consolideranno.
Ciao, sono Adriano Barone, sto scrivendo nel primo giorno del nuovo anno cinese, e questa è la mia newsletter aperiodica, che viste le recenti news nel mondo dell’entertainment potrebbe intitolarsi “Ve l’avevo detto” (intro spudoratamente modellata su quelle di Warren Ellis, che tanto non lo saprà mai).
When East Meets West
WEMW è un market a cui ho partecipato l’anno scorso (vincendone la partecipazione per avere presentato - pare - il miglior pitch del corso per showrunner che ho frequentato). Ogni market è interessante: news sullo stato dell’industry, dal vivo conoscenze che possono portare lavoro (sto ancora raccogliendo i frutti dello scorso MIFA ad Annecy, e se volete lavorare nei cartoni animati, ANDATECI: i cartoni animati sono un ambiente più rilassato e più internazionale, dove l’ossessione per il glocal del live action NON esiste)…
Quest’anno lo speech introduttivo è stato tenuto da Dannna Stern (che oltre a essere molto preparata fa spaccare dal ridere) e di fatto in un’ora e mezza dice molte delle cose che ci siamo detti negli scorsi mesi. Posto che davvero tutti si sono accorti che le spese folli di produzione degli ultimi anni sono finite, potete vederlo su Facebook.
- Gli highlights più interessanti?
1) “Nel 2023 non vendiamo serie tv a nessuno, non c’è posto.”
2) “La crescita per gli streamer arriva solo dai mercati internazionali.”
3) “Proponete progetti CHE VI STANNO A CUORE.”
4) “Continua a essere un mercato di IP.” → QUESTO è il vantaggio per chi di voi è uno scrittore multimediale. PENSATE BENE a dove volete che finisca il vostro progetto, non diventate dei “cagaidee”, o blaterare di “IP factory” perché vedi il punto 3), un producer se ne accorge se avete o meno la vostra storia a cuore, e sfruttate il fatto che non siete “bloccati” in un solo media. Non voglio dire “fate come me”, perché sono lontanissimo dagli obiettivi che mi sono posto. Diciamo… fate come me, ma fatelo bene. :-D
Su TBI ci sono state le previsioni di parecchie figure chiave per il 2023. Mi ha interessato quel che ha detto Maaz Sheikh, CEO & co-founder di StarzPlay: “c’è affaticamento verso i franchise di supereroi e la mancanza di voglia nel guardare serie tv: l'industria dello streaming dovrà competere più direttamente con TikTok, con maggiore attenzione ai contenuti brevi e agli sport dal vivo per catturare l'attenzione.” Degli sport non ci frega niente, ma formattare la nostra idea sulla mezz’ora invece che sull’ora? Facciamoci una pensata.
Che altro? Vi segnalo questo articolo sulla nuova serie di Hirokazu Kore-eda su Netflix, non per la serie in sé, ma per questa sua riflessione dovuta al fatto che il regista ha usato la serie per far fare esperienza a tre giorni registi nipponici: : “Kore-eda ha spesso parlato della compiacenza dell'industria cinematografica giapponese introversa che sembra trattenere i nuovi talenti, mentre l'industria sudcoreana va avanti, non solo in patria, ma a livello internazionale. "In Giappone stanno emergendo molti registi giovani e di talento, ma ho l'impressione che non abbiamo i finanziamenti necessari o produttori con una prospettiva internazionale per passare al livello successivo", spiega.” Sostituite Giappone con Italia. Fatto? Andiamo avanti.
Da capire cosa potrà significare il salvataggio da parte di Sky Showtime di serie europee HBO a cui Warner Bros ha staccato la spina e l’aumento della fruizione dei canali FAST in Europa Occidentale, dato che per ora non commissionano, quindi il prodotto da dove arriverà? Chissà. In ogni caso questo divertentissimo (per me) articolo di Deadline che parla della morte indiscutibile della tv broadcast mi fa pensare che presto andremo tutti a vedere le FAST e saremo punto e a capo, in una situazione semplicemente molto più frammentata (capita? Presto/FAST… AHAHAHAH!).
Comunque alla fine, i canali FAST in USA esplodono e tutti giù a dire che sarà lì che bisognerà correre a proporre contenuti, perché ne vorranno di esclusivi. Mai visto un momento di cambiamenti così repentini e di cambi di umore nel settore a livello internazionale come in questi anni post-Covid. Da farci una serie tv.
Oh, butta male per Sky. E io sono triste, perché non è una bella notizia per il mercato audiovisivo italiano.
COSA FARE COI FUMETTI?
Una riflessione che potrebbe essere articolata, ma onestamente non mi va di farla troppo lunga (SPOILER: poi è esploso il casino di Comixology in settimana ed è diventata lunga: procedere per capire cosa intendo): dato che i fumetti stanno soccombendo all’ondata dei manga, che tipo di contenuti dovrebbero avere? Cioè che tipo di fumetti dovremmo scrivere, sperando di raggiungere un audience “accettabile”? Chiaramente non sto pensando specificamente al mercato italiano, ma a una prospettiva più globale.
Banalmente, penso che potrebbero andare a riempire le nicchie che sempre più sono trascurate dalla serialità televisiva, che nelle parole di Bela Bajaria, Netflix’s global head of television, dovrebbe essere “un gourmet cheeseburger”.
Ecco, vi svelo un segreto: nonostante la serie The Bear, NON si può mescolare il mainstream col prodotto di nicchia.
Nella mia formazione hanno avuto un’importanza fondamentale l’imprint Vertigo e la HBO Classica. Linee editoriali che volevano creare prodotti di nicchia, che magari prendevano anche più nicchie, ma che non avevano paura di definirsi più “ricercati”. Questo è quello che si è perso con le piattaforme, e un pubblico che non vuole mainstream spazzatura (c’è anche il mainstream figo, eh. State leggendo le parole di un fan di Dick Wolf) tornerà a cercarli.
Un altro esempio? Il pubblico, come letto prima, non vuole più legarsi a una visione serializzata di lungo periodo. Bene: facciamo one shot. Ma non facciamo le puttanate di graphic novel che hanno impestato per anni le librerie non solo italiane, opere di disegnatori che non hanno e non vogliono imparare la minima nozione di storytelling. Pensate ai film di Tarantino. A quelli di Spike Lee, o di Scorsese. Pensate a “I soliti sospetti”. Dove sono questi film, ora? Non ci sono più. Non li trovate da nessuna parte. Fare “genere d’autore” con fumetti one shot, anche con un numero di pagine importante? Per carità, poi se avete un protagonista forte, riutilizzatelo pure, ma… il concetto pare chiaro. Non è che si sta parlando di western: se non se ne fa più, è perché effettivamente manca la domanda. La delusione del pubblico per i prodotti delle piattaforme sempre più annacquati porterà a una reazione… e dovremo essere pronti.
Ma forse pronti non saremo mai, perché il 2023 si preannuncia davvero come un anno di assestamento, ovvero di chiusure aziendali, tagli di costi e licenziamenti: le news di uno smantellamento di fatto di Comixology da parte di Amazon hanno fatto fare diverse riflessioni da persone del settore negli USA. La situazione è disastrosa, per usare un eufemismo. Anche se sono citazioni lunghe, ve ne riporto un paio che secondo me costringono a fare una riflessione forte.
“Quanti di voi vanno settimanalmente o mensilmente in una fumetteria per acquistare una pila di fumetti “floppy”? (cioè le single issue americane da 20 pagine, nota mia) Quanti di voi “aspettano il paperback” invece? Gli editori di manga hanno rinunciato ai fumetti "floppy" decenni fa a favore di un formato che può essere venduto nelle librerie o alle biblioteche Perché sono un sostenitore della serializzazione online/Webtoon? L'attuale modello di pubblicazione di graphic novel, in cui i fan aspettano mesi o anni per il prossimo volume della loro serie preferita = lontano dagli occhi, lontano dal cuore per i fan. La serializzazione webtoon settimanale o bisettimanale li tiene ingaggiati = un canale per i creatori per essere pagati settimanalmente E ottenere feedback regolari dai lettori. È più economico e conveniente acquistare a capitolo rispetto a $ 4-6 per un fumetto stampato di 30 pagine. È anche più facile da consigliare ad altri.”
Altro intervento (trovate al link chi ha detto cosa, qui mi interessano i concetti): “La morte di Comixology crea solo problemi al pubblico dei fumetti mensili, che comunque sta invecchiando / lentamente morendo. I ragazzi leggono Shonen Jump (sulla propria app) Webtoons / Tapas o graphic novel. Entrare nel mercato dei fumetti mensili in qualsiasi forma in questo momento è un gioco da pazzi.” E ancora: “Inoltre, non puoi guadagnare con i fumetti mensili digitali. Guardate l’esempio di Scott Snyder [che si lamenta] di quanto poco vendessero i suoi libri di Comixology. E probabilmente Substack ha perso un botto per i suoi accordi con i fumettisti. Probabilmente solo Morrison & Hickman […] sono sostenibili. Quindi, torniamo ai fumetti stampati? Hmm. Ci sono anche un sacco di piccoli editori indipendenti in questo momento sostenuti da film / TV / capitali di rischio il cui compito principale è raccogliere proprietà intellettuali per Hollywood e i cui fumetti stampati non fanno soldi (nota: mi pare di averne parlato in una newsletter precedente: editori di fumetti USA che non sono interessati a quanto vendono, ma solo a “creare IP da vendere a Hollywood”. Sapete cosa è successo ad Aftershock? Ha dichiarato bancarotta a dicembre 2022) . […] Che fare? C'è sicuramente un vuoto nel mercato per buoni graphic novel per adulti e c'è ancora spazio per i lettori Young Adults, penso, ma l'unica opzione interessante è l'abbinamento con uno dei Big 5 in modo da poter offrire buoni accordi creator-owned ... e accettare solo un'esperienza di lettura digitale con visualizzazione non guidata, OPPURE anche pubblicare il libro su Webtoons o Tapas che essenzialmente comporta il re-lettering / molto tempo e impegno (l'ho fatto, con REVERSAL). Ma anche: l'esperienza di lettura di Webtoons è davvero buona! E la maggior parte della “squadra” dei Fumetti Mainstream non andrà lì perché è un po' troppo femminile e queer per loro da gestire. Tutto questo è un modo davvero prolisso per dire che non credo che vedremo un'altra Comixology, né ricrearla è un uso intelligente del denaro degli investitori.”
PANICO!
Buon anno del Coniglio l’ho già detto?
Un altro po’ di pessimismo, perché sì
Stavolta da Brian Keene: “Non mi piace quello che i social media ci stanno facendo, come comunità. Non mi piace guardare autori ed editori sulla settantina che una volta hanno contribuito a tante cose importanti per la nostra industria, ora stanno distruggendo il loro lascito (va bene come traduzione per “legacy”?) perché le loro valide paure di essere dimenticati dalla memoria storica del genere hanno portato a una rabbia mal riposta a causa della differenza dei punti di vista di diverse generazioni e del tossico stufato di falsa logica che hanno ottenuto da post imprecisi di Facebook e programmi radio. Non mi piace guardare scrittori trentenni che hanno ereditato questo settore dispensare linciaggi con un clic di un pulsante senza fermarsi a pensare a come potrebbe ferire gli altri che stanno ascoltando. Dire la verità di fronte al potere è qualcosa che dovrebbe sempre essere fatto. Ma quella verità viene smorzata quando tutti parlano contemporaneamente, ed è difficile ascoltare o discernere la saggezza nel mezzo del raglio collettivo. Non mi piacciono gli scrittori promettenti, adolescenti e poco più che ventenni, pieni di talento, che (si sentono dire che) il cielo è ancora il limite e sì, se continuano a scrivere e a inviare i loro lavori agli editori, anche loro possono avere questa carriera... perché non credo più che sia vero. Stanno entrando nel settore in un momento in cui, grazie ai social media e alla tecnologia, ogni singola persona al mondo è uno scrittore pubblicato, e non solo devono competere con l'intera popolazione, ma ora dovranno competere anche con l'A.I.. […] E non è solo la nostra comunità, suppongo. Sono tutte. Ingegneri, allevatori di anatre, infermiere, bidelli, avvocati e clown del rodeo probabilmente vedono tutti la stessa cosa nei loro spazi online. E mentre tutti sono impegnati a combattere, le corporazioni e fascisti di sapori variegati stanno consolidando la loro presa. Siamo troppo distratti per accorgercene. Oppure, se ce ne accorgiamo, ne discutiamo con gli altri sullo stesso sistema progettato per farci continuare a litigare e distrarci.” Beh, dagli torto.
DA CHECCO ZALONE A FRANK GRAMUGLIA
Terminiamo con una riflessione sul triste stato dell’entertainment audiovisivo, librario e fumettistico in Italia, ovvero dell’assoluto distacco dal percepito “popolare” da parte dei nostri “intellettuali”: se qualche anno fa Checco Zalone con “Quo Vado” rappresentava in maniera perfetta l’ossessione dell’italiano medio per il lavoro fisso, oggi è Frank Gramuglia che con i suoi video sul lavoro e con la sua nuova canzone, oddio, chiamiamola tormentone, “Io non lavoro più” a dipingere l’immagine più attuale e realistica di un’Italia esausta, di lavoratori poco specializzati che passano le giornate prigionieri di uffici con mansioni percepite come inutili, in una gabbia ripetitiva. Insomma, un racconto dell’esaurimento che si è già tradotto - per chi se lo poteva permettere - in boom di dimissioni, anche in un paese attaccato al posto fisso come l’Italia. Non i romanzi che vincono lo Strega, non le serie tv, non i film. Un influencer oggi è il più abile a tratteggiare fedelmente il pensiero dell’uomo della strada del nostro paese. Unica pecca: avrebbe dovuto uscire più vicina all’estate, ma sono convinto che si ballerà moltissimo lo stesso.
Mamma che stanchezza. Anche a me piacerebbe non fare un cazzo come suggerisce Gramuglia, tuttavia se fossi un influencer e leggessi questo longform di Cory Doctorow sulla crisi e i lati oscuri dei vari Facebook, Twitter, Amazon, Google, Instagram e TikTok, non dormirei sonni tranquilli. ;-)
Sono andato lunghissimo. Citando come sempre il buon Julian Simpson: fuck it. Send.