Business as usual
Ciao, non ci si sentiva da un po’.
Vorrei dire che sono stato molto impegnato, ma in realtà non c’è niente di nuovo sotto il sole, business as usual. Immagino che se una newsletter non sia periodica, rischia di essere dimenticata. Non ne ho idea. Solo che ricevendo la newsletter di Davide Costa ogni domenica, mi sono sentito in colpa. LUI scrive ogni settimana, io no? Per altro ho letto recentemente un articolo relativo al fatto che la mancanza di una routine influisca negativamente sui ritmi circadiani e di fatto ci renda meno efficienti anche a livello di sforzo cerebrale. Insomma, senza regolarità diventiamo più stupidi. Panico. Il cervello mi serve al 100%. Anche perché adesso è il momento di accelerare, non di rallentare. Ma cominciamo davvero, come al solito con le…
Streaming Wars!
Per la rubrica “Tutti pazzi per lo streaming”, negli USA Paramount + entra a far parte dei servizi inclusi agli abbonati a Walmart+, ma non è l’unica iniziativa di bundle messa in pratica dagli streamer. Più passa il tempo più lo streaming somiglia al business del broadcast lineare misto a quello dei canali via cavo. Oh, ma guarda, è esattamente la previsione fatta qualche newsletter fa. Old is the new new, se si parla di business.
Sul resto, forse merita una riflessione il fatto che Prime Video abbia un catalogo molto poco omogeneo nei vari paesi in cui è presente, cosa che la distingue moltissimo da Netflix e soprattutto da Disney+ (ma le tasche sono molto più piene di denari, come è facile intuire) ma soprattutto segnalo la gravissima situazione in Danimarca a livello di produzione tv: gli streamer dicono che i modelli produttivi sono troppo costosi, le case di produzione danesi invece dicono che gli accordi con gli streamer sono troppo penalizzanti a livello di diritti. Il disastroso risultato è uno stallo che sta creando un danno economico da 200 milioni di euro, una situazione che si prevede peggiori nel 2023, con un’industry totalmente ferma. Non so se possa essere una case history, ma per un mercato come quello italiano, che a parte Rai, Mediaset e Sky è stato “scosso” dalla presenza degli streamer, gli effetti sarebbero ugualmente devastanti.
Intanto la Tv francese tocca un picco di vendite dei propri prodotti all’estero di 376 milioni di euro. Da notare il dato sull’animazione che costituisce la fetta principale di prodotto venduta in Nord America. L’animazione, dovremmo investirci anche in Italia…
…cos’era quella balla di fieno che è passata spinta dal vento nel deserto?
Parliamo ancora di Prime: Rings of Power è uno show su cui ho sentito di tutto e il contrario di tutto, ma i dati parlano chiaro: la serie batte anche House of the Dragon di Hbo Max come risultati nello streaming, col primo posto assoluto (in questa puntata del podcast “Screaming into the Hollywood Abyss”, che non smetterò mai di consigliarvi, Robert Hewitt Wolfe parla un po' del processo di pitching della serie. Spoiler: il suo pitch non passò). Dimostrazione del potere di certi franchise? Chi lo sa. Sicuramente tutti si lanciano su IP safe, ma non sono certo che la mossa di Sony di comprare i diritti cinematografici di Tarzan si rivelerà vincente…
Tutto questo mentre David Zaslav conferma che Warner Bros Discovery “non è in vendita” (se non lo è, perché premurarsi di precisarlo?), sottolineando che la strategia è un ritorno esclusivo nei cinema per Warner Bros. Pictures, mentre Warner Bros. TV continuerà sia a vendere i propri prodotti ad entità terze, oltre a procedere con HBO Max. Visto il mio affetto per il marchio HBO e per i prodotti DC che passano in Warner, ammetto di seguire le news al riguardo col fiato molto sospeso.
Letture
Segnalo solo che ho finalmente terminato, dopo averlo centellinato, “The weird and the eerie” di Mark Fisher. Chiaramente è disponibile in italiano, e chiaramente essendo io stupido l’ho preso in inglese perché non ho controllato prima (la stessa cosa successa con “Deep Work” di Cal Newport). Pazienza, Fisher è comprensibilissimo, anche se super denso.
Lo strano e l'inquietante sono due categorie narrative in cui di fatto le "assenze" vanno a ridelineare i parametri del realismo per descrivere la contemporaneità (anche se gli esempi che fa Fisher non sono tutti contemporanei). A differenza di soluzioni come "il realismo isterico", dove è l'eccesso che norma la narrazione, ma dove siamo comunque di fronte a un'iterazione del postmoderno (infatti viene definito recherché postmodernism), e ovviamente ci sono convergenze con il neobarocco (quindi: niente di nuovo, dato che questa seconda categoria si può far risalire a Severo Sarduy, a José Lezama Lima e prima ancora ad Alejo Carpentier, quindi a metà del ventesimo secolo), qui è appunto l'eliminazione, il vuoto, la mancanza di pezzi di spiegazione e quindi di nessi di causalità che descrivono meglio il presente. Ammetto che ho preso il libro solo perché è uno dei rari testi che parlano di Nigel Kneale, ma devo dire che mi ha permesso di apprezzare ancora di più Kneale e non solo.
La perdita di Fisher mi intristisce ancora oggi dopo anni. Una disgrazia per il mondo intellettuale contemporaneo.
Keep grinding, young cowboy!
E questa settimana si conclude con l’annuncio ufficiale che Mr. Evidence 1 uscirà in anteprima a Lucca Comics and Games 2022, per essere disponibile in libreria e fumetteria dal 13 gennaio. Quindi a Lucca, oltre a Nathan Never/Justice League, anche una mia serie per l’etichetta Audace. Immagino che un team up con DC e una serie per Bonelli siano un po’ il punto apicale di una carriera da sceneggiatore di fumetti italiano. Infatti è da tempo che gli obiettivi sono già diventati altri. Paradossalmente, anche se sono esausto e sento spesso di avere esaurito le forze, è il momento appunto di accelerare e non di rallentare, come dicevo a inizio newsletter.
Ah, e Mezzaluna è tornato sulle pagine di Skorpio da questa settimana col quinto episodio di 8 (a proposito di continuare a darci dentro).
E per questa settimana è tutto. Crisi energetica, aggravarsi della situazione in Ucraina, proteste delle donne iraniane contro il regime, il mondo gira e noi corriamo verso i nostri piccoli obiettivi, perché “Humankind cannot bear very much reality”, come diceva T.S. Eliot. E come diceva Robert Frost:
The woods are lovely, dark and deep,
But I have promises to keep,
And miles to go before I sleep,
And miles to go before I sleep.