Hit or die
Ciao and welcome back. La latitanza post-Lucca è dovuta a… Lucca e al fatto che se un freelance perde 5 giorni filati di lavoro (sì, il weekend conta), fare catch up è un’impresa improba. Sto lentamente riemergendo dal deep mud in cui sono infognato, ma non sento ancora che la mia schedule è sotto controllo (posto che non lo è mai, ma l’importante è averne la sensazione).
STREAMING: LA GRANDE DEADLINE
Allora, a questo giro vi dirò che andremo ancora più duri del solito sul discorso streaming, ma dato che c’è una bottom line importante, la anticipo in caso non abbiate pazienza o voglia di arrivare fino in fondo: la situazione della serialità italiana è tale che se in un periodo di tempo abbastanza breve (i rumors che mi arrivano parlano di una finestra di tre anni, ma in certi casi anche di UNO) non creiamo una hit globale tipo La Casa de Papel o Squid Game (qui un articolo che vi spiega bene che la serie frutterà ben 2 miliardi di dollari a Netflix dalla sua prima stagione al 2027) , ci sarà una fortissima contrazione degli investimenti degli streamer sulle serie tv italiane. Tipo che si produrrà una serie tv italiana all’anno, SE si farà, e basta.
Non è una bella situazione, e la maggior parte dei decision makers locali dovrebbe seriamente riconsiderare le proprie policy attuali, che come è ormai evidente, NON hanno funzionato e continuano a non funzionare.
Detto questo, passiamo all’ennesimo capito della nostra rubrica aperiodica come questa newsletter, ovvero le…
STREAMING WARS, ovvero “NEL DUBBIO, TAGLIA”
Dubbi sul fatto che sia un momento di tagli non ce ne sono. Posto che Amazon ha annunciato 10.000 licenziamenti, Meta ha licenziato 11.000 dipendenti e l’arrivo del “grande imprenditore” Elon Musk su Twitter ha fatto esplodere le chat di chi si occupa di social media management con il licenziamento di praticamente metà dello staff (ma dovremmo parlare anche del fatto che Tik Tok entro il 2027 assorbirà due terzi del mercato degli ads, più di Meta e YouTube assieme, ma qui parliamo di entertainment e cultura pop, non di Big Tech, comunque nel caso leggete qui un articolo esteso), il bollettino di notizie sugli streamers nelle ultime due settimane è stato letteralmente un bollettino di guerra:
- Roku taglia 200 posti di lavoro.
- Disney + cresce, ma è in perdita. Cosa vi aveva detto il sinceramente vostro sulla NON profittabilità del modello streaming? Lo so, è una di quella situazioni in cui non fa piacere scrivere “Ve l’avevo detto”: inoltre annuncia tagli di budget, licenziamenti e blocco delle assunzioni. Potete leggerne anche qui.
- Dalla newsletter di Cynopsis, veniamo a sapere che anche in Paramount si parla di “tagli significativi” e “interventi aggressivi”. Ahia.
- Warner Bros chiude in perdita, ma non penso sinceramente che nessuno sia stupito. Quello che sta accadendo all’azienda in termini di acquisti, vendita, riacquisti, tagli al personale, cambi di management e di strategia, non lo augurerei neanche a uno che mi sta antipatico. :-(
Viene ripetuto l’annuncio di un servizio di streaming unico, che avevo previsto sin dall’acquisizione di Discovery prima dell’annuncio stesso, ma non che ci volesse un genio a intuirlo.
- Lionsgate, con perdite di 1,75 MILIARDI di dollari, decide di ritirare il servizio Lionsgate+ (da qualche parte conosciuto come Starz) da sette paesi: Francia, Germania, Italia, Spagna, Benelux, Scandinavia e Giappone. Ahia. This hurts.
- La cosa che mi preoccupa di più è il possibile scorporo di Sky, dato che ProSiebenSat.1 potrebbe voler comprare Sky Deutschland da Comcast. E che ci frega, direte voi? Sky in realtà è l’unica piattaforma europea, con sedi in Italia, Inghilterra e Germania che poteva pensare di mettere in piedi coprod importanti avendo a disposizione un proprio network interno. Se questo inizia a sfaldarsi, queste opportunità che stavano cominciando a dare i primi frutti produttivi, verranno meno. Not good. Del resto senza Sky Comcast avrebbe chiuso questo quarter in attivo, quindi una vendita degli asset anche spezzettati, in questo momento in cui la parola d’ordine è “razionalizzare le spese, contenere i costi” purtroppo non è improbabile.
- Netflix decide di cominciare con i live streaming (spoiler: costano poco) e sta valutando di acquistare diritti sportivi.
Conseguenze di questo cost-cutting?
In soldoni, due:
- Il modello ibrido sarà il futuro dello streaming. Gli introiti pubblicitari in questo momento sono quello che sono, ma è chiaro che la formula dell’abbonamento non basterà più e AVOD e SVOD conviveranno. Amazon in USA aveva già cominciato a creare una formula mista con Freevee, ma in realtà sta prevedendo anche la formula FAST: e questa sigla segnatevela, perché oltre a SVOD e ad AVOD ne sentiremo sempre più parlare. Di cosa si tratta? Uhm, di canali on line con programmazione lineare con la pubblicità. Sì, come la vecchia tv in chiaro. Aspetta, cosa avevo detto che lo streaming sarebbe diventato sempre più come la vecchia tv? Ripeto il “ve l’avevo detto”? Evitiamo.
- Gli unscripted saranno il futuro della tv for the foreseeable future: format, reality, talent, live streaming. Costano meno. E dato che si tagliano i costi, la direzione era segnata da tempo. “Ve l’avevo detto ma…” ecc. Diciamo che se avete in mente una costosa serie period o fantascientifica, per ora è meglio tenerla nel cassetto. In Francia la tendenza unscripted è già molto evidente.
In tutto questo chi se la passa bene? La Spagna, che sta registrando una crescita MOSTRUOSA della richiesta dei propri contenuti, a tal punto che esiste l’ICEX per promuovere i contenuti audiovideo iberici nel mondo. Come in Italia (sarcasm on). Potete leggerne qui.
ALTRO
Probabilmente nessuno è arrivato fin qui, quindi chiudiamola rapidamente.
- "The biggest comic store in London is now mostly manga and the American monthly section is just a small wall or two where even a couple of years ago it was still the vast majority of the store." Dalla newsletter di Mark Millar, per chi pensasse fosse solo un fenomeno italiano.
- Per aggiungere una buona notizia alle precedenti, i costi della carta preoccupano tutto il mercato editoriale Europeo.
- Ho cominciato a studiare francese.
E basta. That’s it for this episode. Come dice Julian Simpson nella sua newsletter: Fuck it. Send.