Ciao, questa è la newsletter di Adriano Barone.
A volte è un coacervo di analisi ad ampio raggio sul mondo dell’entertainment con conseguenti fosche previsioni sul settore, a volte sono elucubrazioni artistiche a 360° così impegnative che mi fanno impiegare talmente tanto tempo ed energie mentali che tanto vale condividerle. Questa puntata rientra nella seconda categoria.
Penso che il pericolo più grande per una persona che fa un mestiere creativo sia fossilizzarsi sulle stesse cose, sia a livello di gusto che di letture che della propria produzione.
Quindi qualche volta effettuo sterzate improvvise nelle mie ricerche personali e comincio a leggere di argomenti di cui non so assolutamente nulla, senza aspettative, ma che il più delle volte mi fanno partire per tangenti che poi nel lungo periodo portano a nuove idee.
A questo giro ho deciso di leggere di musica contemporanea. Argomento sul quale confesso un’ignoranza spaventosa. E per farlo, sapevo che potevo appoggiarmi a un porto sicurissimo: la casa editrice Tsunami.
Tsunami Edizioni è “una piccola etichetta editoriale che si occupa di pubblicare libri di carattere musicale, prevalentemente in ambito Rock, Hard Rock e Metal. Nata nel 2008 da un’idea di Eugenio e Max, che tutt’ora la gestiscono, si è data come missione quella di pubblicare i libri che avrebbero voluto leggere e che non hanno mai trovato in libreria.”
Sono particolarmente affezionato a questa casa editrice, perché metà di essa è costituita appunto da Max, mio vulcanico amico che conobbi nel 2000 al corso di sceneggiatura della Scuola di Fumetto di Milano. Sapete quando a naso capite chi in una classe “farà qualcosa” e chi no? Ecco, Max era l’unico in cui avevo individuato quell’attitude, anche se già all’epoca avevo capito che le sue energie si sarebbero indirizzate non verso il fumetto ma verso altro: tuttavia non avrei immaginato che lui ed Eugenio avrebbero tirato fuori dal cappello questa idea. Nata come scommessa nel 2008, Tsunami ha festeggiato 15 anni ad agosto 2023 ed è ormai una certezza nel nostro panorama editoriale. Dopo vari “assaggi” delle loro uscite, sono andato all’assalto del loro catalogo in base a riflessioni a dir poco arbitrarie.
Ho cominciato con L’armonia degli opposti, biografia di Maynard James Keenan, un artista la cui creatività non si è esaurita come frontman dei Tool, ma che è esondata nella fondazione di A Perfect Circle e Puscifer, oltre a un’attività di imprenditore vinicolo in Arizona (true story!). Il livello di sfiga e di cose che sono andate storte a quest’uomo a inizio carriera la rende una lettura indispensabile per chiunque voglia intraprendere una carriera in qualsiasi percorso creativo e agli inizi si senta scoraggiat*.
Provare a lavorare in ambito audiovideo (cinema e tv) ti porta a interessarti (se vuoi avere una visione olistica e non parziale del tuo lavoro, necessario per non scrivere in una bolla e dialogare con un mercato) di produzione. Ma come funziona la produzione musicale? Una delle figure di spicco tra metà anni ‘80 e i 2000 è stato sicuramente Rick Rubin. In RICK RUBIN - In studio con il produttore più influente degli ultimi trent’anni percorriamo la carriera dell’uomo che ha fatto esordire LL Cool J, ha reso popolari Run DMC e Public Enemy, ha rilanciato gli Aerosmith, ha lanciato i Beastie Boys, ha prodotto Electric dei Cult dando autorevolezza al trash, Blood Sugar Sex Magik, One Hot Minute, Californication e By the Way dei Red Hot Chili Peppers [opinione personalissima: anche se non è il migliore dei loro albi, One Hot Minute, grazie alla presenza di Dave Navarro invece di Frusciante, è stato l’ultimo albo in cui i RHCP hanno provato a fare altro che non fosse la cover band di se stessi], passando per Johnny Cash, Slayer e System of a Down fino a Minutes to Midnight dei Linkin Park. Un gigante, insomma.
Per altro, l’approccio minimal alla produzione di Rubin (leggere il libro per capire a cosa mi riferisco) mi fa meditare se questo possa essere applicato anche allo storytelling. Attenzione, non sto parlando né del banale “forma adeguata al contenuto” né delle limitazioni autoimposte dell’OuLiPo (tipo La scomparsa di Perec che non utilizza mai la lettera “e”): sto parlando di scelte narrative e/o formali “in levare” che potenziano quanto viene detto (quindi no, non si parla neanche dell’approccio “iceberg” di Hemingway o del minimalismo alla Carver in cui racconti solo un parte della storia e richiedi al lettore di inferire il non-detto/non raccontato). Non ho ancora le idee chiare, ma continuo a pensarci. Qualcosa verrà fuori. E anche se non viene fuori nulla, sarà stato un utilissimo esercizio mentale. Cosa vi avevo detto, del resto, all’inizio? Tangenti che porteranno a idee inaspettate in futuro.
Visto che l’attitudine dell’industrial mi ha sempre incuriosito, in contemporanea ho cominciato anche SILENCE IS SEXY - L’avanguardia degli Einstürzende Neubauten (e ho già capito che “industrial” fu un etichetta creata dalla critica per accomunare fenomeni musicali post-Throbbing Gristle che non necessariamente avevano molto in comune. Non sapete chi sono i Throbbing Gristle? Mica vi consiglio la lettura per niente).
Per altro tracciando paralleli tra musica e fumetto, mi chiedo se l’unico fumettista industrial al mondo sia il mio amico (una newsletter piena di amici, a questo giro) Officina Infernale (comprate qui le sue cose!): forse esistono, ma temo siano talmente di nicchia che i loro lavori non mi sono mai passati sotto il naso. Sicuramente possiamo rilevare un’estetica punk negli autori di Cannibale e in parte in 2000AD, riviste non a caso uscite nel 1977, così come possiamo pensare ai fumetti del gruppo Valvoline come il corrispettivo della New Wave, e che l’attitudine innocua, piaciona e paracula dei graphic novel (in particolare italiani) corrisponda alla sbobba pop (o post-pop?) che ci viene propinata da anni.
E con questa considerazione crudele ma necessaria concludiamo con un po’ di pubblicità.
Nel 2011 scrissi un fumetto che come sempre era un po’ troppo avanti per i tempi e non aveva l’attitude di tanti graphic novel italiani di cui sopra (visto che raffinata transizione tra argomenti?): ne ho vist* sparire tant*, di autori e autrici acclamat* come nuovi prodigi del fumetto con esordi fulminanti. Perché come disse James Baldwin: "Talent is insignificant. I know a lot of talented ruins. Beyond talent lie all the usual words: discipline, love, luck, but, most of all, endurance."
Endurance. And I’m a fucker that won’t go away, perché questo lavoro è una maratona e non uno scatto (come scrive anche Murakami ne L’arte di correre).
Tutto questo per dire che Bugs-Gli insetti dentro di me, disegnato dal favoloso Fabio Babich (che vinse il Boscarato come "Autore Rivelazione" per questo lavoro) e scritto dal Sinceramente Vostro, torna disponibile con due finali alternativi per Green Moon Comics dal 4 ottobre.
Nel 2011 questo era il mio terzo graphic novel, e avevo già pubblicato tre libri in prosa.
12 anni dopo, tra cartoni animati, corti, altri romanzi, altri fumetti e tante altre cose in arrivo anche in altri media (forse) e altri mercati posso ammettere che molto lentamente, qualche passo in avanti l’ho fatto davvero. Anche se - Black Mamba mentality - sono ancora lontanissimo dai risultati che voglio raggiungere.
Prendete fiato. Prendete il ritmo. Dosate le energie. Tracciatevi un percorso chiaro, anche se abbastanza flessibile da permettere deviazioni in caso di imprevisti.
La corsa è lunga: è una maratona, non uno scatto.
Alla prossima.
Un pezzo davvero interessante e densissimo. Visto che parli di musica lo posso linkare nella newsletter di oggi? In caso faccio un update in mattinata. Ovviamente la riedizione di Bugs non me la lascio sfuggire!